venerdì 1 maggio 2020

Jung e la creatività


il crepitare dell'oscurità muove la terra
La creatività umana sia nell’artista che nel paziente si espleta attraverso forme simboliche che derivano da “costellazioni inconsce” che derivano a loro volta da conflitti individuali specifici e che si innestano in un terreno inconscio collettivo. Da questo terreno emergono le immagini delle quali si nutre l’arte. L’espressività creativa può diventare così una modalità terapeutica attraverso la quale prendono corpo le “zone complessuali”, l’anima si esprime, riesce “a gestirsi e monitorarsi”.
occhi senza solitudine
Jung invitava i suoi pazienti a disegnare ciò che avevano visto in un sogno o in una fantasia. Il paziente si esprimeva, entrava in contatto con le sue immagini interiori, egli non faceva arte, ma qualcosa di forte efficacia su se stesso. L’esprimersi con la matita, il pennello o la penna permetteva al paziente di rappresentare le immagini che venivano prima percepite passivamente, egli compiva un atto, si sforzava per vario tempo con colori, pennelli “recalcitranti”, di realizzare qualcosa che su un piano superficiale era assurdo, ma profondamente non era un atto insensato, e il fatto di procedere in tal senso rinforzava la sua efficacia.
il tavolato delle mille colpe
Attraverso la produzione artistica si presta una forma materiale all’immagine, che impone una considerazione attenta a ciascuna delle sue parti, rafforzandone il potere evocativo. E quando il paziente scopre quanto la rappresentazione di un’immagine simbolica lo libera da uno stato disagevole farà continuamente ricorso all’espressione artistica, all’autocreazione, dipinge se stesso e in tal modo si modella da sé.
Jung sosteneva però che eseguire un disegno spesso porta nel non esperto una certa difficoltà, una sorta di inibizione. Parlando di un disegno di una sua paziente egli diceva che la mancanza di tecnica facilitava l’espressione di vissuti profondi e inaspettati. L’inconscio introduceva immagini sublimali come quelle dei grossi macigni che invece divennero in un disegno di una paziente delle grosse uova sode tagliate a metà con il tuorlo nel mezzo, o delle piramidi aguzze. In una di queste immagini c’era la donna-paziente di Jung ed emergeva un’immagine di prigioniera, non c’era ancora l’atto di liberazione, anzi era vivo un attaccamento alla terra, al paese materno, simboli di un ancoramento all’inconscio. L’inconscio aveva utilizzato l’inesperienza pittorica della paziente per “insinuare le proprie tracce”. Jung consigliava di ricorrere alla fantasia per aggirare le difficoltà tecniche, i colori intensi attraggono l’inconscio. La coscienza presta al contenuto inconscio i suoi strumenti espressivi che possono essere oltre la pittura anche la scultura, il movimento ed ogni altra forma artistica.
l'ira non porta amore porta sofferenza senza pensiero
Attraverso l’arte è quindi possibile ripristinare un equilibrio. Van Gogh scriveva al fratello Theo che l’arte era per lui l’unica risorsa che gli permetteva di sopportare la sua travagliosa vita.
Anche Jung quando non si sentiva in armonia si dedicava a dipingere, a scolpire una pietra. Cominciò a raccogliere e collezionare pietre convolgendosi sempre di più in qualcosa che inizialmente era solo uno svago che divenne per lui incomprensibile. I pensieri , le sculture, i disegni costituivano un diario dove vivevano fantasmi personali e collettivi. Decorò il suo studio con dipinti che rappresentavano tutto ciò che aveva contatto “dal mondo alla solitudine, dal presente all’eternità”. Il suo dipingere, scolpire diventava un rito d’iniziazione, cominciò ad annotare regolarmente i fantasmi che erano sopraggiunti mentre faceva i suoi “giochi di costruzione”, creatività e gioco erano l’uno accanto all’altro. Li elaborò esteticamente giunse al Libro Nero dopo Libro Rosso, illustrato da disegni. Dal 1918 aveva cominciato a disegnare mandala che poi cercherà di comprenderne il significato, i mandala rappresentano i segni della totalità della personalità del sé.
Jung si dedicò per lungo tempo alla costruzione della casa sulle rive del lago di Zurigo dove ogni nuova parte rappresentava una tappa di un processo psichico. “La torre mi dava l’impressione di rinascere dalla pietra”. Così Jung si esprimeva rispetto al suo progetto, ormai la parola, la carta non erano più adeguati, egli sentiva il forte desiderio di riuscire a dare una qualche rappresentazione in pietra ai suoi più interni pensieri e al suo sapere. Nel 1922 cominciò la costruzione di una casa, una struttura circolare, con un focolare al centro, ispirandosi alla capanna africana, egli voleva rappresentare il mondo che si estende attorno alla forza arcaica del fuoco. Poi modificò il progetto, per una costruzione a due piani successivamente realizzò una torre. Continueranno altri lavori fino ad arrivare ad una struttura a quaterna. L’intera costruzione era come un albero sulla terra per trovare nutrimento spirituale. (Patrizia Battaglia)
Le immagini e le didascalie fanno parte di un percorso creativo  nel quale l'espressione artistica ha significato un viaggio profondo tra le immagini dell'anima

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