martedì 21 aprile 2020

La bioenergetica incontra il Teatro


Il nostro è stato un incontro casuale, o per meglio dire una sincronicità. Patrizia, Sandra ed io ci siamo conosciute molto tempo fa e subito abbiamo avuto voglia di fare qualcosa insieme unendo le nostre professionalità.
Loro provenivano dal mondo dell’Arte Teatro Terapia, parlavano di personaggi, di scene, di maschere, di Jung, io da poco avevo concluso il mio percorso nel mondo della Bioenergetica e mi esprimevo in termini di radicamento, di psicocorporeità, di respiro, di Lowen, due linguaggi diversi che si sono vicendevolmente conosciuti e hanno trovato il modo di interagire insieme nel lavoro con gruppi terapeutici e noi progressivamente abbiamo visto le persone mettere in scena la propria vita.
Come principio fondatore della Bioenergetica troviamo il concetto psicosomatico per cui  corpo-mente-emozioni sono parti diverse, ma correlate di un’unica identità.
In quasi tutti i corsi di teatro normalmente si usa proporre esercizi di “riscaldamento” del corpo e della voce che vengono spesso vissuti solo come momenti di stacco e di rilassamento, ma che si arricchiscono di maggiore consapevolezza in termini di personalità, utilizzando l’approccio bioenergetico.
La Bioenergetica, figlia del pensiero di A. Lowen, sottolinea l’importanza del linguaggio non verbale, rende consapevoli le tensioni muscolari che sono collegate a blocchi energetici e la correlazione tra reazione emotiva e respirazione, il tutto attraverso movimenti di carica e di scarica energetica. La Bioenergetica lavora sui confini, sull’espressività corporea di emozioni come la rabbia, il rifiuto, l’accettazione, il piacere.
Introdurre gli esercizi bioenergetici in un percorso di Arte Teatro Terapia permette ai partecipanti di contattare in modo consapevole il proprio corpo e di mantenere questo contatto durante il lavoro più strettamente teatrale, di riconoscere le emozioni che vive il corpo e di trasformarle, liberando energia e creatività.  (Rita Marinai)

lunedì 20 aprile 2020

Teatro verità


Il mio interesse per l’Arte Teatro Terapia ha avuto inizio negli anni ’90 quando ho conosciuto il “Laboratorio dell’Individuazione”, dove è iniziato il nostro viaggio, in un contesto Junghiano, immerso nei vicoli di Trastevere a Roma. 

All’interno del laboratorio il tempo sembrava essersi fermato, tra le travi di legno del soffitto, le maschere in cartapesta, gli abiti stravaganti, i cappelli, le parrucche; e ancora libri, colori, disegni, musica, miti greci, storie quotidiane ecc.
L’arte e nello specifico l’Arte Teatro Terapia ha sempre avuto la capacità di far emergere le emozioni attraverso i simboli della rappresentazione teatrale. e mobilita energie vitali che esorcizzano le angosce esistenziali e permettono all’individuo di creare armonia tra il proprio mondo interiore e il mondo esterno in cui vive.

marzo 2001 La vita di A. Achmàtova
maggio '96 Il cielo cade
Negli anni il nostro intervento di Arte Teatro Terapia si è arricchito con l’apporto della Bioenergetica che, lavorando sul corpo, favorisce il contatto con le proprie risorse fisiche e psichiche e aiuta a superare tutte quelle inibizioni e paure che diventano un ostacolo allo sviluppo e al raggiungimento di un equilibrio della propria condizione esistenziale. (Sandra Pascale)


mercoledì 1 aprile 2020

Un viaggio alla scoperta di se stessi




Il fare teatro aiuta ad esprimersi, a superare inibizioni, a conoscere meglio se stessi, ad interagire con gli altri in modo più spontaneo. Attraverso la finzione si finisce col dire la verità.
Per utilizzare appieno l’esperienza teatrale penso, in base alla mia esperienza personale, che sia importante imparare a muoversi sulla scena, senza pretese di fare l’attrice/attore. Quando riusciamo a dimenticare le nostre modalità abituali di rapportarsi con chi ci sta attorno ed immaginiamo di essere altro, ci mettiamo nei panni di tizio, caio ecc…, quando cambiamo il tono della voce, l’espressività quotidiana, quando ci muoviamo con movenze non consuete, ci spingiamo per gioco oltre, ci inoltriamo verso personaggi e luoghi inesplorati, come fanno i bambini quando giocano a fare i grandi. E in questo gioco proviamo nuove emozioni, il cuore ci batte e il flusso delle parole e della gestualità si può sprigionare, vengono abbandonati i vecchi canoni personali, e ci incamminiamo verso espressività nuove che in qualche modo ci appartengono e che, nel gioco teatrale, emergono e trovano il coraggio di manifestarsi. Sperimentare di poter essere altro ci arricchisce, è liberatorio, catartico.
In una scena di Teatro Terapia si possono sperimentare più ruoli. Importante è tornare al nostro punto di partenza con qualche conoscenza in più di noi stessi.
Una persona molto estroversa prende facilmente possesso della scena, ma continua ad essere se stessa, non sperimenta nuove identità, invece potrebbe esserle utile recitare un nuovo personaggio, attraverso il quale direzionare quel flusso espressivo dirompente verso un tracciato nuovo, più contenuto, capace di stimolare parti più riflessive, più introspettive che trovano, nell’assunzione di un determinato atteggiamento, il modo di esprimersi. 

I nostri comportamenti abituali sono come delle grandi riserve per vivere, li abbiamo costruiti con fatica, sono i nostri abiti preferiti, ma a volte li sentiamo un po’ stretti, ci piacerebbe indossarne altri, anche solo per capire se esistono nel nostro armadio, da qualche parte nascosti. E chissà se rispolverati ed indossati ci possano far sentire a nostro agio, con una ricchezza in più. Il teatro può permetterci tutto ciò.
Attraverso il teatro possiamo contattare gli opposti: se io sono una persona gentile, dolce, pronta sempre a mediare, assecondare, incapace di entrare in conflitto con l’altro, perché non provare ad essere tutto il contrario: invasiva, prepotente, litigiosa, aggressiva. E poter così sperimentare aspetti nascosti della personalità con i quali venire in contatto.
Sperimentare ambiti diversi non vuol dire cambiare vestito, ma vuol dire che puoi fare un giro di prova che ti arricchisce, che può dare un’energia nuova, ti permette di andare oltre i limiti usuali della tua immagine. (Patrizia Battaglia)

Dove è iniziato il nostro viaggio






Il Laboratorio dell'individuazione

In una atmosfera suggestiva, sotto le vecchie travi dell’ultima stalla di Trastevere, dove era stato allestito un laboratorio espressivo, si sono svolti per molti anni spettacoli teatrali nati da esperienze di «Arte Teatro Terapia», con caratteristiche che esulano dalle comuni rappresentazioni teatrali odierne. 

In questo teatro non erano attori a recitare, ma persone qualunque che esprimevano, in un incontro piuttosto originale, il proprio mondo interiore sotto forma di personaggi di racconti biblici, delle antiche tragedie greche, della commedia dell’arte e dei classici come Shakespeare e Pirandello. 
Sono stati realizzati e proposti ad un pubblico sensibile ed attento, spettacoli teatrali come Medea, La vita di Kafka, Amleto, L’inconsistenza dell’oggettività tratto da Uno, nessuno, centomila, Il mito della creazione ecc.; spettacoli che hanno rappresentato un incontro “diverso” ed uno stimolante strumento di riflessione. 

Lo spettacolo è stato solo un momento di un percorso di «Arte Teatro Terapia», un momento elettivo, che si articolava in varie attività espressive nelle quali non era richiesta alcuna competenza. La mancanza di tecnica non ostacolava l’espressione, anzi, una volta superate le inibizioni iniziali, la facilitava, in quanto nell’«Arte Teatro Terapia» non è la coscienza che dirige, bensì l’inconscio.