Il teatro è
nato come evento “sacro” nel quale si raggiungeva un’identificazione quasi
completa tra l’attore e il personaggio rappresentato che si estendeva anche
allo spettatore, in una sorta di partecipazione mistica. Un’unità totale
sembrava abbracciare tutti: attori, spettatori, tempo, uomo e natura, tutti
compresi in un vissuto sacro, dove, attraverso un processo regressivo, ogni
cosa si riempiva di una forza che trascendeva il reale.
Possiamo
dire che da sempre ogni evento teatrale può realizzarsi se c’è un attore che
agisce ed uno spettatore che guarda in un’interazione in cui sia l’uno che
l’altro perdono la loro differenziazione per un vissuto “altro” che li
accomuni, li conduca verso l’esaltazione o la depressione, verso la gioia o il
dolore. Teatro dunque può essere anche una cerimonia religiosa, un evento
collettivo ecc. Un personaggio rappresentato in una finzione scenica a teatro o
per strada può far esprimere sensazioni e vissuti assopiti nell’inconscio che
trascinano l’individuo in una sorta di “sogno-identificazione” ed è proprio
questo sogno, in cui l’uomo si svela a se stesso, questo tentativo di
trascendenza ciò che il teatro ha rappresentato per l’uomo in ogni epoca.
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